Il cocktail glass, ovvero quello che più comunemente chiamiamo “bicchiere da cocktail”, ha un’origine non molto chiara e ad oggi non si è ancora riusciti a trovare una precisa scusante che possa spiegare il suo vero primo utilizzo in corrispondenza del 19° secolo.

Il punto di incontro che accomuna l’idea di più persone è che esso sia legato al celebre cocktail “Martini”, dal quale infatti ha ereditato il soprannome “Martini cocktail glass”.

Questo bicchiere non è altro che una vera e propria coppetta di vetro o di cristallo, sostenuta da un gambo, la cui capienza è tipicamente di 100 ml, misura più che sufficiente tenendo in considerazione che viene usato esclusivamente per drink (short drinks) senza ghiaccio.

La sua forma risulta ideale per servire cocktails ad una temperatura di zero gradi; infatti, grazie al gambo si riesce ad avere una tenuta del bicchiere molto precisa senza influenzare la temperatura della bevanda.

 

Si è arrivati anche ad avere anche una variante che viene chiamata “doppia coppetta”.

 

Questo nome è dato principalmente dal fatto che ha un profilo più alto e più ampio nell’apertura rispetto alla coppetta normale, e questo porta ad avere anche una capacità maggiore.

 

Ma esiste davvero un bicchiere per ogni tipologia di cocktail?

 

È impossibile dare una risposta precisa perché non esistono delle regole da manuale in questo mondo ma il mondo della mixology ci dice che non solo il vino ma anche un cocktail ha bisogno del bicchiere giusto per essere servito e gustato nel migliore dei modi.

 

 

 

 

 

È nata così una vera e propria arte che ha cambiato nel corso degli anni la concezione da vecchio contenitore ad importante simbolo di design con una sempre più delineata forma artistica.

 

Grazie a questa evoluzione, i bartenders (figura sempre più emergente) hanno a disposizione ad oggi una ampia gamma di soluzioni per servire i diversi drinks.