Si fa derivare l’etimologia del termine rosmarino da rus maris, cioè rugiada marina.

I luoghi prossimi al mare sono infatti un habitat particolarmente gradito al Rosmarinus Officinalis e cresce liberamente in tutta l’area del Mediterraneo.

Le foglie sono persistenti, lineari e addensate lungo i rami. I fiori, bilabiati, azzurro-malva, sbocciano per un lungo periodo di tempo a partire da febbraio.

Gli antichi conoscevano molto bene questa pianta, tanto è vero che ne intrecciavano corone con il mirto e con l’alloro e la impiegavano anche nelle feste erotiche per il profumo aromatico un po’ canforato. Gli Egizi lo ritenevano in grado di dare l’immortalità perché i rametti recisi si mantenevano freschi nel tempo

I Romani ne fecero il simbolo della morte e dell’amore, lo bruciavano per purificare l’aria durante i sacrifici, dedicato a Venere

Le vennero in seguito attribuite numerose proprietà e trovò molteplici applicazioni da parte dei medici arabi, fu iscritta nei “capitolari” da Carlo Magno ed entrò a far parte della medicina fin dal medioevo. Il rosmarino è la pianta alchemica per eccellenza: le sue essenze o le sue foglie venivano bruciate quando si lavorava nei laboratori per stimolare la mente ed elevare lo spirito a stadi superiori di conoscenza. Nel XVII sec. alla corte di Francia l’“Acqua della Regina d’Ungheria”, fatta distillando due parti di fiori di rosmarino e tre di alcol era considerata una panacea.

Oggi il rosmarino gode fama di specie con proprietà toniche, coleretiche, eupeptiche, carminative e in genere modificative della secrezione bronchiale. La parte usata della pianta è costituita dalle foglie che vengono raccolte durante la fioritura specialmente in primavera. Non va trascurato anche il suo uso alimentare come elemento aromatico e il suo impiego nell’industria dei profumi. Aggiunto all’acqua da bagno serve come corroborante e per tonificare la pelle. Riprodurlo non è difficile: si può farlo attraverso la semina oppure attraverso le talee.